venerdì 25 febbraio 2011

ORA SCENDANO IN PIAZZA GLI ANZIANI. UN 13 FEBBRAIO ANCHE PER GLI 8 MILIONI DI PENSIONATI

Friday, February 25, 2011

ORA SCENDANO IN PIAZZA GLI ANZIANI. UN 13 FEBBRAIO ANCHE PER GLI 8 MILIONI DI PENSIONATI

Pensionati
I pensionati, come grande movimento sindacalmente organizzato, sono pressoché scomparsi dalla scena.
Si tratta di quasi 8 milioni di pensionati, dei quali oltre 5 milioni iscritti a Cgil, Cisl e Uil e più di 2 milioni aderenti ai sindacati dei pensionati nati dalle associazioni del lavoro autonomo.
Questa grande forza ha inciso concretamente in occasione dell'accordo con il secondo governo Prodi e con il ministro Cesare Damiano. Un'intesa apparentemente modesta, che istituiva la 14ma mensilità per la parte più debole dei pensionati e concedeva una prima tranche di aumenti per i redditi inferiori ai 700 € mensili. In quell'accordo c'erano elementi di novità rilevanti.
Il diritto all'aumento non dipendeva dal reddito del coniuge, ma dagli anni di lavoro e dai contributi versati; si delineava un impianto che avrebbe permesso di risalire via via ai trattamenti pensionistici più alti, distinguendo nettamente previdenza e assistenza.
Nell'accordo era riconfermata anche la decisione del tavolo di concertazione, con l'obiettivo di collegare l'andamento generale delle pensioni alla dinamica dei salari e non solo del Pil.
Il governo Prodi entrò in crisi e le elezioni riportarono al governo la destra, che si presentò subito con la scelta di mettere in soffitta l'accordo precedente.
Il nuovo governo partorì, invece, la ridicola soluzione della social card. Va detto, però, con chiarezza che i sindacati dei pensionati non sono stati in grado di pretenderne il rispetto.
Da quel momento in poi, infatti, la situazione è precipitata e i sindacati confederali hanno proceduto in ordine sparso: lo Spi, con le proprie manifestazioni, a un certo punto imitate dalla Fnp-Cisl; la Uil con l'invio di cartoline al ministro Sacconi; i sindacati del lavoro autonomo, molto attivi e grintosi contro il governo Prodi, diventati improvvisamente tranquilli.
In meno di due anni, i sindacati dei pensionati, confederali e autonomi, sono ritornati nel ghetto delle loro "case-madri" e non sono più riusciti a farsi sentire. Case-madri che non hanno mai assunto come priorità le piattaforme dei pensionati.
I motivi per una grande mobilitazione di massa per milioni di pensionati non mancano di certo: pensioni sempre più insufficienti, anche quelle che potevano apparire adeguate; risparmi consumati per aiutare figli e nipoti disoccupati, in gravi difficoltà per mutui o spese correnti.
Aumentano i prezzi e i costi dei servizi; viene messo in discussione il diritto alla salute e all'abitare; tanti anziani si sentono lasciati soli e criminalizzati da chi ancora oggi propone "meno ai nonni, più ai nipoti"; diventano sempre più delusi, rancorosi e rischiano di cadere nel tranello del "sono tutti uguali".
Non fa un bell'effetto leggere che una giovane, che si reca in uno dei palazzi del potere per una cena e una festicciola a base di coca-light, riceva un "attestato di riconoscenza" pari all'ammontare di sei mesi o un anno di una pensione.
Milioni di pensionati che, iscrivendosi al sindacato, hanno scelto di non fare i conti da soli con il mondo, possono, mettendosi in movimento, aiutare anche il sindacato ad uscire dal declino e a ritrovare un minimo di unità e, comunque, a lanciare a tutti un messaggio preciso di speranza.
I pensionati sono tanti, sono ancora uomini e donne attivi che vogliono contare, per se stessi e per il loro paese. Se non ora quando, hanno gridato in coro le donne. Noi uomini e donne pensionati impareremo la lezione?

Silvano Miniati ( Avanti della Domenica)
*Consigliere Cnel

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